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F2 – Canto e preghiera – Musica Sacra Potenza

F2 – Canto e preghiera

Ad alcune persone piace usare i canti nelle loro preghiere, altri preferiscono il silenzio. Oltre alle preferenze personali, esiste una relazione concreta tra canto e preghiera? Proviamo  a parlarne!

Da secoli, la preghiera ha assunto un punto di congiunzione tra cielo e terra; pensiamo alle prime comunità cristiane, o alla gente cresciuta con la predicazione di Paolo di Tarso, o ancora coloro che hanno vissuto gli anni del medioevo. V’è sempre stata una forte concordanza tra spiritualità e ricerca della spiritualità attraverso un collegamento. Nei secoli, chiaramente, quest’ultimo è stato ben presto connesso con un aspetto musicale: che sia esso cantato o suonato!

E’ importante tener presente come aspetto fondamentale, questa definizione: la musica è un battello.

La preghiera è un movimento caratterizzato da interiorità e profondità. In esso, l’attenzione deve essere rivolta verso l’interno, allontanandosi dalle realtà sensibili e avvicinandosi al trascendente. In questa direzione, si cerca l’intimo, quindi la profondità.

La musica, risulta nulla se non “generata” da un qualcosa; di conseguenza è importante ragionare sulla sua profonda essenza. Essa può aiutare o ostacolare il processo di interiorizzazione, tutto dipende dal tipo di melodia e da come viene eseguita. I brani che stimolano il corpo attraverso ritmi forti e marcati sono fonte di distrazione e sicuramente ostacolano il processo di preghiera. Allo stesso modo, un brano in cui gli elementi armonici o melodici sono troppo complessi e inverosimili, l’attenzione arriva su se stesso e tende a intrappolare l’intelligenza, rendendo difficile il movimento dell’anima.

Queste considerazioni ci portano ad una domanda: esiste una relazione concreta tra canto e preghiera? Per rispondere, ricordiamo la premessa: la musica è un battello.

La musica che ammorbidisce gli aspetti ritmici e usa gli aspetti armonici e melodici in una buona misura, aiuta notevolmente il movimento della preghiera. Questa caratteristica del canto si trova negli inni tradizionali della Chiesa, che non furono accidentalmente meditati ma usati come aiuto nella preghiera soprattutto comunitaria.  Essere consapevoli del fatto che cantare è un potente strumento in grado di migliorare la vita spirituale, è un grande e importante passo.

Qualunque liturgia, qualunque incontro interiore, ha bisogno di un mezzo, ha bisogno di un forte strumento capace di innalzare le virtù di determinate parole; ed ecco che entra in campo la musica.

Il nostro tempo attuale non ce lo permette ma saltando indietro nel tempo, abbiamo testimonianze certe di quanto detto: non esisteva una messa senza canto; non esisteva un vespro senza musica; non poteva resistere una processione senza un inno. Questo lascia intendere quindi: la preghiera è la navigante, la musica il suo battello! Con essa, chi prega ha modo di sperimentare la bellezza di una determinata parola, la profondità della medesima, senza interrompere mai la sua concentrazione interiore.

E’ importante precisare che, compito dell’uomo pregante, è si quello di rivolgersi al Dio in cui crede ma, soprattutto, farlo con i giusti strumenti. Questo è un invito a non banalizzare la musica nei nostri riti e, perchè no, non evitare la musica “solo per timore di stonare”. Lasciamo spazio alla musica, nella quantità giusta per raggiungere l’essenza divina delle parole pregate.

 

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